Poi

Trattengo con le mani il mio oggi...
ma è già domani.

Il mio domani è sempre,
è anche questa sera.
È così lontana la mia primavera...

La vita, ancora e sempre più mi piace.
La speranza da me non giace.

La innaffio e la nutro di illusioni
ogni mattina.
Spingo la fine:
non la voglio vicina.

Lo so, lo so...
La vita s’accorcia, s’accorcia.
Raccolgo ogni emozione,
anche la più piccola,
la raccolgo con la torcia.

La vivo e la depongo nel sacco della vita,
la cui capienza voglio credere infinita.



Passo col rosso

Stop. Stop.
Mi fermo un momento.

Tolgo la spina.
Voglio tornare quella di prima.

Mi fermo un momento:
voglio vedere ciò che c’è dentro.

Stop.
Voglio uscire dalla mia vita,
dove per caso sono finita.

Forse ce la faccio.
Al mio io rimasto, mi allaccio.

Non te l’ho mai detto,
ma spesso non c’ero
quando con te dividevo il mio letto.

Stop.
Amore mio, è finita:
mi riprendo la mia vita.

Ora sì, ora posso!

Chiudo la porta, spengo la luce
e... passo col rosso!



L’amore (dis)interessato

LUI Ve lo dico di tutto cuore:
forse l’amore non c’entra niente...
LEI Ma io comincio ad esser diffidente.
Tu sei bello, un po’ dio, un po’ demonio,
interessato a tutto ciò che mi circonda.
Soprattutto al mio patrimonio,
a cui non smetti mai di far la ronda.
LUI Non dimentico le cene a lume di candela...
LEI Quando tu facevi il tonto
mentre io pagavo il conto.
LUI Ti ricordi a Milano,
guardandomi negli occhi,
mano nella mano?
LEI Mi dicesti che tu con me ti sentivi in debito,
e piano piano mi sfilavi la carta di credito.
E il Rolex d’oro che mi facesti comprare a Venezia...
LUI ...per quella mia cugina lunga e bionda
che si chiamava Lucrezia.
LEI E in laguna,
senza remora alcuna,
mentre mi porgevi una caramella,
dicevi a lei che ero tua sorella.
Qualche dubbio mi è venuto ad Assisi.
LUI Quante carezze, che bei sorrisi...
LEI Mi dicesti: «Sarebbe bello
se ti spogliassi di tutto
come fece il Poverello.»

Scoprii sul tuo diario
che saresti stato tu l’unico beneficiario.
Ora, un po’ confusa e molto stanca,
voglio togliere la tua firma dal mio conto in banca.
Così, alla buon’ora,
tu mi ameresti ancora?
LUI Per carità! Io sto male
se anche sul conto in banca
non ho la fiducia totale.



Lucidità senile

Gli occhi degli anziani sono occhi imploranti,
imploranti benevolenza,
cercano negli sguardi altrui la conferma della loro esistenza.
Un sorriso può a volte provare la loro visibilità
che sentono sbiadire e dissolversi con gli anni, con l’età.
Avrebbero da dire e raccontare molto
ma tacciono per evitare la frustrazione del non ascolto,
o un ascolto distratto, doveroso alla categoria
che un giorno sarà loro e che oggi è la mia.
La vecchiaia giunge preavviso dopo preavviso,
volutamente la ignoriamo coprendoci gli occhi e il viso.
Gli scricchiolii diventano tanti
e noi facciamo orecchie da mercanti.
Ci nascondiamo dietro un dito...
Non serve, è compromessa la vista oltre l’udito.
Alfin cediamo, lei ha vinto, vince sempre...
ci ha portato via con il colore dei capelli
anche le forze e ci lascia il presente,
un presente da accudire con continua manutenzione:
non rimane che farcene una ragione.
Oppure, con un po’ di fantasia,
facciamo finta che della vita siamo agli esordi,
pescando nel mucchio dei ricordi.
Sono tanti... e ci danno una spinta per tirare avanti.



Rimembranze

Sembra ieri che veloce pedalavo
su di una bicicletta color argento,
in competizione con il vento...

Sembra ieri che indossavo
un abito leggero di seta a fiori.
Camminando, svolazzava.
E invece di coprirmi, mi spogliava...

Sembra ieri che da una barca al largo
mi tuffavo nell’azzurro del mare
come in un grande acquario
e nuotavo verso un gioioso futuro immaginario...

Sembra ieri che assieme agli amici
bevevamo bicchieri di vino.
Una leggera ebbrezza, senza barcollare:
cantando, ci sentivamo più vicino...

Sembra ieri che portavo
gli stivali e le minigonne
e per strada si giravano a guardarmi
anche le donne...

Sembra ieri che la mia statura
di metri 1,76 pareva infinita
e di centimetri 60 avevo il giro vita...

Sembra ieri che vantavo molti spasimanti:
non davo spazio a tutti,
ma a tanti...

Sembra ieri che le angosce
non pesavano chili, nemmeno etti,
e del Maalox o del Tavor ignoravo gli effetti...

Sembra ieri che senza nessun affanno
salivo sull’aereo per festeggiare
con gli amici, in Venezuela,
il capodanno...

Sembra ieri...
ma non lo è.



Pascoliando l’aquilone...

C’è qualcosa di nuovo oggi, sul viso...
anzi di antico,
anche parecchio.

Mi sono guardata allo specchio...

Vivo altrove,
ma vedo che di molto sono cresciute le rughe;
cresciute nel corso degli anni,
il tempo ne ha sbarrato le fughe.

Tutti vi ravviso,
ad uno ad uno,
amici di un tempo che a volte scorreva lento.

Molti se ne sono andati, pochi sono rimasti...
e della nostalgia pigiano i tasti.
Portano sulle ali vecchie emozioni
che volano nell’aria come gli aquiloni.

Anche tu che mi dicevi «Ti amo»
e giuravi, alzando la mano,
«Sarà per tutta la vita»:
neanche mi ricordo perché è finita.
Tu eri tutto nero, io mi rammento,
ti esponevi ai raggi UVA sdraiato sul pavimento.

Ricordi che volano non sulle ali dei droni
ma su quelle più leggere degli aquiloni,
che portano lontano i ricordi e i sogni.



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