Addio, Salvo...



I Super Senior, durante uno spettacolo...



Salvo, durante uno spettacolo... “Mi è cascata questa tegola sulla testa... e non avevo il casco.” È ciò che mi ha detto Salvo al telefono un mese prima di morire, per comunicarmi la sua malattia.
Voglio ricordarlo così, capace di ridere anche della morte nella vita... fino alla fine... come il dottore in patafisica Alfred Jarry. Ridere come in quel giorno di un paio di anni fa, nel breve viaggio da Roma a Riano per ritrovarci da Ugo, con le lacrime agli occhi per il caleidoscopio della lingua che lui agitava facendo precipitare battute e giochi di parole infiniti a ogni minimo pretesto.
Lo spiritello burlone che si nascondeva dentro Salvo è ritratto nella foto qui a lato, mentre allenta la tensione di uno spettacolo con una smorfia all’obiettivo del fotografo.
Mi mancheranno le nostre chiacchiere, i progetti impossibili... ma non mi mancheranno le tracce che Salvo ha lasciato dentro di me né la sua allegria anarchica e dinamitarda che sento esplodere contro la Macchina e le Regole del Gioco ogni volta che ascolto Beppino e la draga.

Nicola Giudetti









Clicca qui per leggere il mio ultimo saluto a Salvo...

Valerio Mele



Salvo, nel giardino di Ugo... Ricordando l’amico Salvo Salviati... il Super Senior

A Salvo je piaceano l’aroplani.
«Exupéryyyyy!!!», chiamò venenno ar monno.
Quello capì quei sentimenti sani
e scrisse er libro senza pija’ sonno.

Lo chiamò, pe’ Salviati da Volterra,
“Le petit prince”, proprio alla francese.
Parlò de cielo, mare e tanta terra.
E poi, alla fine?... Ce pagò le spese.

‘Sto libro d’Antoine je piacque assai.
Quei disegni, li voli, l’avventura...
«Tu sei pilota...», me disse. «Ha’ visto mai
che te sei fatto puro ‘sta lettura?...»

Je dissi: «Me devi da scusa’ o sor Sarviati,
che de li Super Senior “er più” sei detto.
Io nun conosco, tra tant’argonauti,
er nome de ‘sto libbro prediletto.»

Fu sorpreso l’etrusco, e con la testa
la scosse in negativo du’, tre vorte.
Poi prese a ride’, e in segno de gran festa
votò a favore e fece apri’ le porte.

«Maremma a me!», poi me disse ‘n stanza.
«O che pilota se’, Maremma zucchina.
S’hai pensato a le tope e la tu’ panza,
perché n’hai letto il libro che t’affina?»

E aggiunse, come l’uom con l’attributi:
«Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtude e conoscenza.»

Poi disse: «Buona notte, amico caro.
Io devo dormi’... stanco mi sento.
Sogniamo insieme quel libretto raro
e scordiamo del mondo ogni tormento.»

Spense la luce e quindi s’addormì.
Chiese un passaggio su quell’aeroplano
dell’amico pilota... Exupéry.

Ugo



Salvo, durante le prove di uno spettacolo... È morto Salvo. Quel grande vecchio, superbo giocoliere. È morto (...M O R T O...). Da poche ore.
Che si prova ad essere espropriati di colpo del futuro... Apri la valigia delle meraviglie, quella che i vecchi mettono da parte proprio per incontrare al meglio il momento supremo. Ma senza futuro può apparirti vuota e desolata, con le carte truccate dell’illusione. Se frughi per cercare bellezza, amore, poesia, musica, ricordi che avevi riposto con cura, li ritroverai intangibili e pronti all’uso? Oppure anche quelli avranno sapore di cenere? E la solitudine, quella che ci fa patire da vivi, com’è la Solitudine che ti siede accanto atterrita nella sala d’attesa? E la fine sarà anche libertà? E la sapremo scorgere, ravvisare... o scopriremo che tutto il nostro “senso” è nel rincorrersi delle rondini nel cielo, sta nell’impeto di vivere, poiché solo questo ci tocca in questo mondo e noi non sappiamo che essere vivi?
Quale sberleffo avrà inventato Salvo all’ultimo istante, quale divina dissacrazione... prima di cedere il passo con eleganza innata...
Sono venuta fin qui, nella camera mortuaria, per vederlo e guardarlo. È altro che morto, il mio amico Salvo. La sua fronte è gelida sotto la mia carezza. I lineamenti distesi, il lungo corpo vestito dell’abito scuro, le scarpe lucidate dalle sue donne. Le mani di marmo sono quiete, appoggiate l’una sull’altra, ma le unghie della mano destra sono più lunghe. Già, ha appena cessato di fare musica questo vecchio ragazzo, suonatore militante. Il fermacravatta d’argento a forma di mandola, che Miriana gli ha appuntato, emana la sua luce fredda nella semioscurità.
Un velo di tulle lo ricopre interamente.
È autorevole, anche disteso nella bara. Si è appena congedato dal Tempo e appare come un essere perfetto. Compiuto. Invece la metamorfosi ancora invisibile è già iniziata. La mutazione annienterà ogni suo tratto conosciuto. Il segreto che tento di carpire è solo lo specchio del nostro recinto? Qualcosa dentro o intorno, una sensibilità evanescente, una recondita alchimia, mi attiva un vincolo appartato e occulto.
Ciao Salvo, arrivederci.

Giuliana



Salvo, durante uno spettacolo...
Te ne sei andato e non ci hai detto niente...
Per me, più che un amico, eri un parente.
Fra noi, sempre una grande gara che la contesa univa
rendendo ogni cosa piccante, ironica e viva.
Tu, senza fatica, con la battuta arrivavi sempre primo;
io un po’ dopo... ma abbastanza vicino.
Caro Salvo, moltissime cose di te rimarranno per sempre qua,
ma, sono certa, moltissime altre le porterai di là,
in un grande, meraviglioso castello,
dove, a capotavola di una sontuosa, imbandita mensa,
sentirai l’affetto di tutti noi e la presenza.
Collocato tra i migliori,
intonerai meravigliosi, nuovi cori.
San Pietro, felice, appena vede la tua chitarra,
senza esitare alza la sbarra.
E senza accorgersene, piano piano,
stonando, canterà per te un canto gregoriano.
Noi ci uniamo, con tutto l’affetto,
come una grande magia,
...e così sia.

Liliana



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